Con ‘Tre commedie’ di Enzo Gallo inizia una collana di testi teatrali per ‘ Il Raggio Verde’.
Una interessante iniziativa editoriale, quella di dedicare una collana agli scritti di testi teatrali contemporanei. In dialetto, però.
È questa la scommesa che la casa editrice leccese ‘Il Raggio Verde’ vuole giocare, per irrobustire e sottoporre all’attenzione nazionale l’identità del dialetto come estrema, semplice idea di appartenenza a radici culturali esaltate dal portare in scena un mondo ben circoscritto dal linguaggio comune. E si inizia con ‘Tre commedie’ che viene presentato, con un’antologia delle opere di Enzo Gallo, messe in scena dai bravi attori del Gruppo Modesto Cisternino (nella foto), proprio nel teatro ‘Nuovo Cinema Paradiso’ di Melendugno il 21 dicembre, alle ore 21, con ingresso gratuito, data l’eccezionalità della manifestazione.
Enzo Gallo, melendugnese d.o.c., rappresenta, con le sue commedie, un pezzetto di quelle ‘cronachette’, di sciasciana memoria, che finiscono per affascinare, più delle Cronache con la C maiuscola. Gallo interpreta, infatti, la realtà di un angolo di Salento che ha sempre dimostrato grande interesse per la cultura e per il Teatro in particolare. Non è un caso se, proprio a Melendugno, la tradizione si è mantenuta ad ottimi livelli con gli scritti di Rina Durante e la infaticabile opera del compianto Modesto Cisternino. Oggi, tocca alla verve di Gallo, riuscire ad interpretare l’humus di un popolo che è unico, particolare e ben definito, negli aspetti geografici, storici e culturali.
Proprio il dialetto locale viene esaltato da Enzo, nelle sue commedie, nei suoi sketch, nelle poesie e nelle mille interpretazioni che lo vedono protagonista come autore ed attore. Semplicisticamente, c’è chi afferma che Melendugno si distingua, lessicalmente, solo per tre parole: ‘chieu’ che sta per ‘io’; ‘piscipicula’ che identifica la ‘lucertola’; e ‘cioddhi’ che sono i ‘moniceddhi’, ovvero le lumache, prelibato piatto arcinoto ai salentini veraci…
Ma non è così, naturalmente. E l’intercalare, ricco di sfumature e accenni alle più antiche tradizioni locali (basti pensare alla costante presenza delle ‘ngiurie, ovvero i soprannomi che identificano i vari nuclei familiari) denota una chiara struttura di ‘dialetto’ con una propria dignità, ben distinto dai viciniori afflati di ‘griko’ o della sub-urbanità leccese di Merine e Vernole.
Enzo Gallo ha il merito di portare sulla scena, senza preoccupazioni di prevalenza campanilistica, il dialetto e gli addentellati culturali di Melendugno. Un esempio: ‘a ci appartiene?’ è sempre una domanda rivolta per identificare vicinanza ad una famiglia, ad una parentela. E non bastano i cugini. Ci sono i ‘cuscinotti’ che allungano le gerarchie delle infinite parentele cui si fa abbondantemente accenno nelle commedie.
Certo, gli argomenti sono prevalentemente quelli ‘standard’. E i ‘topoi’ del teatro dialettale ci sono tutti: la differenza generazionale tra i vecchi (eternamente protesi a realizzare matrimoni e verificare interessi spiccioli, senza guardare per il sottile) e i giovani (sempre più attratti da un’idea dell’amore che supera la praticità del conto in banca).
Riecheggiano le distinzioni sociali e le ambizioni che furono di Protopapa (Pati Cenzi che vuole diventare Senatore ed avere un figlio ‘Uardia) e non mancano le caricature volute dai difetti fisici (sordità, dizione sgrammaticata, malattie con collocazione nelle parti più intime); ma Gallo è attento a mitigare anche gli effetti comici, come quelli particolarmente toccanti che, peraltro, predilige per i finali delle sue opere.
E, in effetti, il personaggio Gallo è proprio così: un saggio che guarda ai fatti della vita contemporanea con tono disincantato ma ancora preso da quella nostalgia per i sani sentimenti e le vicende semplici dei tempi trascorsi. Con un finale dolceamaro che lasci, nel profondo, un messaggio di rinnovato ottimismo….
C’è, poi, il chiaro delineare l’essenza del proprio paese: i maschi bricconcelli che corrono dietro a tutte le gonnelle, le femmine che sono sempre in conflitto coi mariti e pronte a nuovi amori e gelosie, i preti che hanno sempre fame, chi indossa la divisa che ha sempre un inalterabile sussiego, l’amore sviscerato per le costumanze del proprio paese che è, indubbiamente, superiore a tutti gli altri….
C’è tutto Melendugno, nelle commedie di Enzo Gallo.
E, in questa raccolta, emerge la schietta capacità di un commediografo-poeta a rappresentare la gente che lo circonda.
Con pregi e difetti.
Ma con un irrinunciabile senso di appartenenza.
Fonte: leccecronaca.it